Agricoltura italiana: quanto vuole tagliare l’Ue e perché

30.10.2019
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Matteo Salvini

Agricoltura italiana: quanto vuole tagliare l’Ue e perché

«Nel bilancio dell’Europa si tagliano 3 miliardi agli agricoltori italiani» (min. -1:35:27)

Pubblicato: 30 ott 2019
Data origine: 29 ott 2019
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Il 29 ottobre 2019, ospite a Cartabianca su Rai3, Matteo Salvini (Lega) ha dichiarato (min. -1:35:27) che «nel bilancio dell’Europa si tagliano 3 miliardi agli agricoltori italiani».

Ma è davvero così? Che cosa c’è di corretto dietro questa cifra? Abbiamo verificato.

Che cosa dice il bilancio Ue

Le politiche agricole europee sono definite dalla Politica agricola comune (Pac), che si compone di due pilastri: il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga), che sostiene gli agricoltori tramite pagamenti diretti e l’introduzione di misure di mercato, e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), che finanzia appunto lo sviluppo rurale.

Il bilancio europeo per il periodo 2021-2027 è ancora in corso di definizione, ma Salvini, con la sua dichiarazione, fa riferimento alla proposta di bilancio settennale presentata il 2 maggio 2018 dalla Commissione Europea.

In questo documento si legge che i finanziamenti per Feaga e Feasr, per il periodo 2021-2027, sarebbero rispettivamente di 286,195 miliardi di euro e 78,811 miliardi di euro, per un totale di circa 365 miliardi di euro.

Il budget per il settennio 2014-2020 era stato di 408,313 miliardi di euro totali, di cui 312,74 per il Feaga e 95,58 per il Feasr. La differenza sarebbe quindi di più di 43 miliardi di euro.

Tuttavia, va considerato che i fondi per il settennio 2014-2020 erano destinati a 28 Stati, mentre quelli del prossimo bilancio sarebbero devoluti a 27 Stati, a causa dell’attesa uscita del Regno Unito dalla Ue.

La situazione dell’Italia

Vediamo che cosa prevede nello specifico la proposta di bilancio 2021-2027 per l’agricoltura del nostro Paese.

A ottobre 2018, Alan Matthews, professore di Politica agricola europea presso il Trinity College di Dublino, ha eseguito il calcolo dei tagli per ogni Stato membro.

Partendo da dati contenuti negli allegati alla proposta presentata dalla Commissione, Matthews ha calcolato le riduzioni per il 2021-2027 sulla base della cifra stanziata per l’anno 2020, moltiplicata per sette.

In questo modo, i tagli dei fondi destinati all’Italia risultano del 3,9 per cento per il primo pilastro (da 25,93 a 24,92 miliardi) e del 15,3 per cento per il secondo (da 10,49 a 8,89 miliardi), per una riduzione complessiva del 7 per cento circa, ossia 2,61 miliardi di euro (che Salvini ha arrotondato per eccesso in «3 miliardi»).

Quali sono le cause dei tagli?

La Commissione europea, nel comunicato relativo alla proposta di bilancio, ha spiegato che i tagli hanno due ragioni.

La prima causa, come abbiamo visto, è la possibile uscita del Regno Unito dalla Ue. Nell’ipotesi di un’effettiva realizzazione della Brexit, dal bilancio europeo verrebbero infatti a mancare i contributi versati dal Regno Unito, con conseguente impoverimento del budget a disposizione dei Paesi membri.

Ma la Brexit non è l’unico fattore in gioco. Nel comunicato, la Commissione ha sottolineato anche la necessità di espandere alcune aree di spesa Ue (a scapito della Pac), per far fronte al profilo sempre mutevole della realtà sociale e politica europea.

Nello specifico, la Commissione ha evidenziato l’importanza di aumentare i fondi destinati a politiche giovanili, gestione e difesa dei confini esterni, innovazione e ricerca.

La Commissione ha avanzato inoltre l’idea di ridefinire i criteri di distribuzione del budget europeo fra i vari Paesi. Mentre il Pil pro capite è e rimane il principale criterio su cui si basa la ripartizione dei fondi, la Commissione ha proposto di tenere in considerazione altri fattori, quali il tasso di disoccupazione (soprattutto giovanile) e le spese sostenute dagli Stati per affrontare l’emergenza climatica e l’accoglienza dei migranti.

Quali sono i prossimi passi?

Secondo i calcoli basati sulla proposta di bilancio della Commissione Europea, dunque, i fondi destinati all’agricoltura italiana subirebbero una riduzione di 2,61 miliardi per il periodo 2021-2027.

Ma questa proposta non è ancora realtà.

In primo luogo, il tema della Brexit è ancora avvolto nell’incertezza: la Ue ha concesso una nuova proroga per l’uscita del Regno Unito (al 31 gennaio 2020), mentre a Londra si discute addirittura di un nuovo referendum sulla Brexit.

Inoltre, anche se il Regno Unito uscisse effettivamente dalla Ue, non sarebbe comunque possibile formulare qualcosa di diverso da pure ipotesi riguardo al bilancio Ue 2021-2027.

La decisione finale dipende infatti da ciò che decideranno il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea.

Da quando la proposta è arrivata al Consiglio per essere esaminata, nel maggio 2018, ci sono stati numerosi incontri e, ad oggi, non è ancora stato raggiunto un compromesso (essenziale per l’approvazione della proposta, che richiede l’unanimità).

Inoltre, prima che il Consiglio possa votare all’unanimità, sarà il Parlamento a dover approvare a maggioranza il compromesso trovato dal Consiglio. E il Parlamento, finora, si è detto contrario ai tagli alla Pac previsti dalla Commissione, chiedendone l’eliminazione.

La proposta avanzata dal Parlamento per risolvere la situazione prevederebbe un aumento delle risorse stanziate per il bilancio 2021-2027 dall’1,11 per cento del Reddito nazionale lordo (Rnl) comunitario, all’1,3 per cento.

Questa proposta ha tuttavia scatenato l’opposizione di diversi Stati membri, e l’esito che avranno le trattative è ancora ignoto.

Il verdetto

Il leader della Lega Matteo Salvini ha affermato che «nel bilancio dell’Europa si tagliano 3 miliardi agli agricoltori italiani».

I possibili tagli che l’agricoltura italiana potrebbe subire con il prossimo bilancio europeo ammonterebbero a circa 2,61 miliardi di euro in sette anni (circa 370 milioni all’anno). Una cifra, quindi, non troppo dissimile da quella di 3 miliardi citata da Salvini.

Ma in realtà, come abbiamo visto, l’effettiva attuazione di questi tagli dipende da una serie di fattori, come la Brexit (che potrebbe non avvenire), la definizione di nuovi criteri per la ripartizione dei fondi tra gli Stati, il voto del Parlamento europeo (che si è detto contrario ai tagli) e quello del Consiglio dell’Unione europea.

In conclusione, Salvini si merita un “Nì”.

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